Archivi tag: Calvi

Ehi, voi malati di Parkinson, alleluia!

di Filip Stefanović

Karol con Augusto: "Perdonatelo, non sa quel che fa."

‘Imprevisto: fatevi beatificare senza passare dal via’. Se ci fosse anche la Vatican Edition di Monopoli, il buon Karol Wojtyla avrebbe senz’altro pescato la carta giusta, anche perché la regola l’aveva aggiunta a penna sul foglietto del regolamento proprio lui, permettendo l’avvio immediato del processo canonico per madre Teresa di Calcutta, beatificata nel 2003, a sei anna dalla sua scomparsa, contro le norme canoniche che impongono un’attesa di cinque anni dalla morte per la sola apertura del processo di beatificazione.

Così il 1 maggio prossimo si prospetta una certa ressa in S. Pietro, quando 2 milioni e mezzo di visitatori sfileranno sotto l’Altare della Confessione per rimirare commossi il cadavere non proprio morto di giornata (cit.) di Giovanni Paolo II, e ve lo consiglio di cuore, perché quel babà in formalina pare avere proprietà terapeutiche non indifferenti. O almeno così ci fanno sapere dalla Congregazione delle Cause dei Santi, dopo un approfondito studio scientifico (?) del caso di suor Marie Simon Pierre Normand, religiosa dell’Institut des Petites Soeurs des Maternits Catholiques, guarita dal morbo di Parkinson, come annunciato dal collegio cardinalizio competente, «da Dio con modo scientificamente inspiegabile, a seguito dell’intercessione del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II, fiduciosamente invocato sia dalla stessa sanata sia da molti altri fedeli». D’altronde non biasimo la decisione vaticana, so bene che qualche miracolo di tanto in tanto ci tira su il morale a tutti, ché sì la fede è un intangibile dono di Dio, ma se di tanto in tanto ci guarisce qualche storpio, rischiara un cieco, porta a passeggio un cadavere (Mike, ci stai ascoltando?) noi poveri peccatori ci fidiamo un pelo di più. In fondo l’uomo non è cambiato più di tanto negli ultimi 2011 anni.

Bene, ecco allora il mio personale contributo al rafforzamento della fede, una lista (non proprio completa, diciamo un best of) dei miracoli avvenuti durante il pontificato polacco, 1978-2005:

1981, pesci volanti.

Quando nel 1976 una giunta militare prese il potere in Argentina, deponendo la presidente Isabel Martínez de Perón, i rapporti tra Buenos Aires e la Santa Sede si fecero stretti. Tanto stretti che nel 1981 monsignor Marcinkus, a capo dello IOR e con l’appoggio della P2, fornì i canali, tramite la finanziaria panamense Bellatrix, società vaticana, per far convergere milioni di dollari per l’acquisto di missili francesi Exocet, che come i pesci della famiglia degli Exocoetidae si muovono a pelo delle onde. Margaret Tatcher ricorda nel suo libro di memorie, Gli anni di Downing Street, gli sforzi immani compiuti dal governo inglese per impedire agli argentini di mettere mano sui “devastanti missili Exocet”. Gli inglesi ignoravano però che a cercare i missili sul mercato nero non fossero agenti sudamericani, ma cani sciolti dei servizi segreti della Chiesa finanziati con fondi vaticani. Un rapporto dell’MI6 britannica riferisce nel 1982 che la giunta argentina, senza che si sappia come, era entrata in possesso di 6 missili Exocet. Alla fine della guerra delle Falkland, missili Exocet avevano colpito i cacciatorpedinieri HMS Sheffield, HMS Glamorgan e la portacontainer SS Atlantic Conveyor, per un totale di 55 morti e più di 100 feriti. L’operazione “pesce volante” aveva permesso di incanalare tramite la società vaticana oltre 600 milioni di dollari, di cui 11 milioni scivolarno nella cassa “B” dello Stato vaticano. Risulta che tali fondi vennero successivamente impiegati per il finanziamento di Solidarność e Lech Wałęsa, in Polonia.

1982, ponti e pontificati.

Il Banco Ambrosiano di Roberto Calvi versava da anni in una difficile situazione finanziaria, a seguito di enormi debiti contratti dalla rete di società fittizie intrecciata oltreoceano da IOR e Banco Ambrosiano, per il cui risanamento Calvi premeva sempre più insistentemente su Marcinkus, minacciando in caso di colata a picco dell’Ambrosiano di trascinare sul fondo anche la Banca Vaticana. Il 7 giugno di quell’anno, Calvi riceve la visita di Alvaro Giardili, un contatto sia della mafia che dei servizi segreti vaticani, che lo avverte del grosso pericolo che la moglie e i figli di Calvi stanno correndo. Secondo la Procura di Roma Giardili è inoltre in contatto con Vincenzo Casillo, uno dei futuri esecutori della morte di Calvi, a sua volta assassinato agli inizi del 1983. Le rimostranze di Calvi ciò nonostante non cessano, sono anzi sempre più pericolose e manifeste a seguito della prelevazione indebita da parte di Marcinkus di 100 milioni di dollari (!) da destinare a Solidarność. Il 15 giugno Calvi decide di visitare Londra, ma la città lo annoia. Pertanto, la sera del 18 Calvi sceglie di percorrere una ripida ed umida scala sotto il ponte dei Frati Neri (Blackfriars Bridge), lungo il Tamigi, saltare quasi un metro per raggiungere una piattaforma sotto il ponte, rendendo il gesto ginnico più avvincente con cinque chili di pietre nelle tasche di giacca e pantaloni, mentre l’alta marea glie li bagna ben sopra le ginocchia. Qui, non ancora stanco, si arrampica di circa sette metri lungo un pilone prima di impiccarsi.

Tragica coincidenza, poche ore prima erano arrivati alla sede del Banco Ambrosiano due individui, per consegnare apparentemente dei documenti dello IOR. Raggiungono l’ufficio della segretaria di Calvi, Graziella Corrocher, una delle sue collaboratrici più intime, giusto pochi minuti prima che anch’essa, disperata, salti dalla finestra suicidandosi. Nell’estremo biglietto lasciato sulla scrivania nessuna parola d’affetto per i propri cari, solo la confessione che tutta la responsabilità di ciò che era accaduto all’Ambrosiano era attribuibile a Calvi.

Seguiranno il suicidio di Giuseppe Delacha un mese più tardi (dirigente ambrosiano e corriere speciale tra Calvi e Marcinkus), e l’avvelenamento famoso di Michele Sindona in carcere nel 1986, banchiere di mafia e P2, riciclatore e trafficante d’armi prima di Calvi: solo due giorni prima della morte, alla sentenza di ergastolo, aveva minacciato di raccontare tutto ciò che sapeva sui collegamenti tra mafia e Vaticano. Ma ahimé, si sa, le vie del Signore sono infinite ed i suoi piani imperscrutabili.

1987, Have a nice flight, Paul!

Il 20 febbraio 1987 il giudice istuttore di Milano Antonio Pizza ordina l’arresto delle tre più alte cariche dello IOR: Paul Marcinkus, Luigi Menini e Pellegrino De Strobel, che nonostante tutti gli scandali degli anni precedenti Giovanni Paolo II aveva ritenuto di non rimuovere dai rispettivi incarichi. Ora il papa è costretto a mantenere Marcinkus all’interno dei confini vaticani, sino alla sua dipartita per gli Stati Uniti, lontano da acque burrascose. Le pressioni del pontefice fanno sì che la Corte di Cassazione annulli l’ordine di arresto, mentre i banchieri vaticani ottengono l’immunità in Italia in quanto “dirigenti di banca estera”. La Banca Vaticana sarà costretta a pagare 240 milioni di dollari ai creditori per le sue responsabilità nel fallimento del Banco Ambrosiano.

1992-98, per la Croazia di Tudjman, hip hip… urrà!

Nel 1991 scoppia la sanguinosa guerra civile in Jugoslavia. All’Angelus Giovanni Paolo II parla delle “legittime aspirazioni del popolo croato”, ed il 13 gennaio 1992 il Vaticano è il primo stato a riconoscere ufficialmente la neonata, cattolica, Repubblica di Croazia, due giorni prima dell’approvazione da parte della comunità internazionale. Il culmine si raggiunge però nel ’94, durante la visita ufficiale del papa a Zagabria, dove presenzia fianco a fianco col presidente Tudjman, complice di Milošević nella spartizione della Bosnia e responsabile di feroci crimini di guerra e ritorsioni che proprio in quel periodo venivano compiute a danno dei serbi della Krajina, regione della Croazia a maggioranza serba, culminati l’anno seguente con l’espulsione di 500.000 serbi dal paese. Scrive la Repubblica del 12/9/94: […]Il contatto con la folla fa bene a Giovanni Paolo II. I fedeli lo applaudono ripetutamente. Specie quando ricorda il cardinale Stepinac, imprigionato da Tito per i suoi rapporti con il regime di Ante Pavelić, ma sempre rimasto nel cuore del Croati come un’icona del nazionalismo. Wojtyla, che sabato sera ha pregato sulla sua tomba, gli rende omaggio, però pensa soprattutto al futuro. E sarà durante la seconda visita del pontefice in Croazia, nel 1998, che si procederà con la beatificazione del cardinale Stepinac, massimo rappresentante di quella Chiesa cattolica croata che durante la Seconda guerra mondiale si era resa attivamente complice dei crimini ustascia sulla popolazione serba, torture, conversioni forzate e omicidi di massa.

1999, Pinochet, ego te absolvo.

I precedenti del caloroso rapporto tra Giovanni Paolo II ed il dittatore cileno risalgono ancora agli anni ’80. All’arcivescovo Sodano, nel 1987 ancora nunzio apostolico in Cile, «il compito di far pervenire a Sua Eccellenza e alla sua distinta sposa l’autografo pontificio qui accluso, come espressione di particolare benevolenza. Sua Santità conserva il commosso ricordo del suo incontro con i membri della sua famiglia in occasione della sua straordinaria visita pastorale in Cile». E conclude Wojtyla, riaffermando al signor Generale, «l’espressione della mia più alta e distinta considerazione». Così nel 1993, «al generale Augusto Pinochet Ugarte e alla sua distinta sposa, Signora Lucia Hiriarde Pinochet, in occasione delle loro nozze d’oro matrimoniali e come pegno di abbondanti grazie divine», scrive senza imbarazzo il Sommo Pontefice, «con grande piacere impartisco, così come ai loro figli e nipoti, una benedizione apostolica speciale. Giovanni Paolo II.» Quando su mandato internazionale spagnolo Pinochet viene arrestato, nel ’99, in Inghilterra, con l’imputazione di tortura e omicidio, il Santo Padre inoltra formalmente alla Camera dei Lord la richiesta perché l’estradizione non venga concessa, seguita a breve dalla richiesta di perdono per i crimini compiuti dal dittatore cileno. A rispondergli con una lettera le Madri di Plaza de Mayo:

Sig. Giovanni Paolo II

Ci è costato diversi giorni assimilare la richiesta di perdono che Lei, Sig. Giovanni Paolo II, ha inoltrato in favore del responsabile di genocidio Pinochet.
Ci rivolgiamo a Lei come cittadino comune, perchè ci sembra aberrante che dalla sua poltrona di Papa in Vaticano, senza conoscere, senza avere sofferto sulla sua pelle la tortura con scariche elettriche, le mutilazioni e le violenze sessuali, abbia il coraggio di chiedere, in nome di Gesù Cristo, clemenza per l’assassino Pinochet.
Gesù è stato crocifisso e la sua carne è stata lacerata dai Giuda come Lei che oggi difende gli assassini.
Sig. Giovanni Paolo II, nessuna madre del Terzo Mondo che ha dato alla luce, allattato e curato con amore un figlio che è stato mutilato dalle dittature di Pinochet, Videla, Banzer, Stroessner, accetterà con rassegnazione la sua richiesta di clemenza.
Noi Madri ci siamo incontrate con Lei in tre occasioni, ma Lei non ha impedito i massacri, non ha alzato la voce in difesa delle nostre migliaia di figli durante quegli anni di terrore.
Adesso non abbiamo più dubbi su da quale parte sta Lei, ma sappia che malgrado il suo potere immenso, non potrà arrivare nè a Dio nè a Gesù.
Molti dei nostri figli si sono ispirati a Gesù nel loro impegno per il popolo.
Noi Membri dell’Associazione delle Madri di Plaza de Mayo, attraverso una preghiera immensa che arriverà al mondo, chiediamo a Dio che non perdoni Lei, Sig. Giovanni Paolo II, perchè Lei denigra la Chiesa del popolo che soffre. Lo facciamo in nome dei milioni di esseri umani che morirono e continuano a morire ad opera degli assassini che Lei difende e sostiene.

DICIAMO: SIGNORE NON PERDONARE GIOVANNI PAOLO II

Associazione Madri di Plaza de Mayo
Hebe Bonafini

Presidentessa

In fondo, come scrisse riguardo a Wojtyla nel 1997 David Yallop, nel suo libro In nome di Dio: la morte di papa Luciani: “Abbiamo un papa che, pubblicamente, rimprovera i sacerdoti nicaraguensi per il loro coinvolgimento in politica e simultaneamente dà il proprio beneplacito affinché una grande quantità di dollari affluisca segretamente e illegalmente in Polonia, destinazione Solidarność. Questo è un papato dal doppio volto: uno per il papa e l’altro per il resto del mondo. Il pontificato di Giovanni Paolo II è stato, ed è, un trionfo per gli affaristi, i corrotti, i ladri internazionali come Calvi, Gelli e Sindona, mentre Sua Santità continua a mostrarsi pubblicamente in frequenti viaggi simili alle continue tournée di una star del rock. Gli uomini che lo circondano affermano che lo fa per affari, come al solito, e che gli introiti sono aumentati. Ci si rammarica che i discorsi severamente moralizzanti di Sua Santità non possono essere ascoltati dietro le quinte”.

Insomma, alla fine di tutto ciò, sorge insistente il dubbio che a scoperchiare il polacco non si levi quel lezzo di dostoevskijana memoria. «Quando, prima ancora che facesse giorno, misero dentro la bara il cadavere […], qualcuno tra i presenti domandò se si dovessero aprire le finestre. La domanda, fatta incidentalmente non si sa da chi […] rimase senza risposta […] ma unicamente perché l’idea che il cadavere di un uomo simile potesse decomporsi e puzzare parve loro una vera assurdità. […] Il fatto è che dalla bara cominciò ad uscire, a poco a poco, ma sempre più insistente, il lezzo della putrefazione».

Ma no, blatero. Due arbre magique sotto le ascelle e la bestiale e immotivata commozione delle masse faranno il resto. Di nuovo, per qualche ora, avremo la dimostrazione che Dio esiste, prima di ricadere, coccolati da superstiziosa ignoranza, nella peccaminosa mediocrità delle nostre vite.

Amen.

Lascia un commento

Archiviato in Discutendo